Piero Angela per me...

Correva l’anno…

1984, ed io, da buon bresciano, avevo una piccola azienda con la quale producevo articoli casalinghi – caffettiere, pentole e padelle, posate e vassoi – erano il mio pane quotidiano.
Si cominciava, in quegli anni, a parlare di un misterioso oggetto: il computer! che pochi conoscevano, e che moltissimi – ed io fra questi – temevano, perchè, le menti ristrette, hanno sempre timore delle cose nuove, e tendono a respingerle per cercare di rimanere comodi nella loro “confort zone”.
Non ero uno stupido, credo. Nel mio lavoro avevo un discreto successo ed una buona dose di soddisfazioni. Leggevo, ero informato, avevo tanti interessi, non mi annoiavo. Ma, nei confronti del computer, nutrivo una diffidenza tanto ingiustificata quanto intensa: rifiutavo la novità, e la rifiutavo per un puro e semplice pregiudizio: in fondo non avevo mai visto un computer; non sapevo cos’era, un computer!
Poi le fate della fortuna mi hanno fatto un dono, facendomi entrare in una libreria dove, su uno scaffale, quasi in disparte dagli altri, se ne stava un libricino con un titolo strano:
“QUARK ECONOMIA”
Il titolo era strano, ma l’autore era a me ben noto: PIERO ANGELA!
Ero (e sono) un suo grande ammiratore. Non mi perdevo una puntata dei suo programmi televisivi, ed avevo avidamente letto tutti i libri da lui scritti fino a quel momento. Ma, per qualche strana causa, Quark Economia mi era sfuggito fino a quel dì.
Poco male: l’ho subito acquistato, e senza nemmeno sfogliarlo un poco, senza nemmeno leggere la quarta di copertina: l’ho comprato a scatola chiusa, spinto dalla totale fiducia che riponevo (e ripongo) nel suo autore.
Mai acquisto fu più azzeccato, e mai libro fu più illuminante.
In quel libro, prodotto in collaborazione con lo Studio Ambrosetti (si…quello del convegno Ambrosetti di Cernobbio) venivano intervistati e fatti parlare i più illustri economisti dell’epoca, che disegnavano scenari futuri, citando dati, ricerche, studi di varia natura.
Ricordo ancora, con stupefatta ammirazione, come ho visto alcune previsioni contenute in quel testo avverarsi nel giro degli anni da quel testo previsti (su tutte la tragedia dei massacri fra i popoli dei Tutsi e degli Hutu, nell’africa sub sahariana).
I problemi dell’energia, il riscaldamento globale…tutti visti, anzi: previsti.
E poi c’era l’elettronica: i computer! Quello che il vecchio La Valletta della Fiat aveva definito “il cancro da estirpare” e che così bene si adoperò per estirparlo, facendo precipitare il Paese agli ultimi posti nell’innovazione mentre, grazie al genio di Camillo ed Adriano Olivetti, eravamo in una posizione invidiabile, e secondi a nessuno in quel settore.
Quel libro ne parlava. E non solo ne parlava al presente, ma descriveva quello che sarebbe successo in un futuro molto vicino. Ricordo – con un po’ di nostalgia – le due parole magiche che hanno fatto esplodere come una deflagrazione nella mia testa.
DEMATERIALIZZARE ED INTERCONNETTERE!
La! Bum! Avremmo dovuto dematerializzare ed interconnettere! Anzi: non dovuto, ma potuto! Avremmo POTUTO dematerializzare ed interconnettere, ed i computer sarebbero stati gli strumenti che ci avrebbero permesso di farlo.
Ed io, povero fessacchiotto, rifiutavo pregiudizialmente anche di cercare di capire cosa fosse un computer.
Ho posato il libro, sono uscito, e dopo due ore sono rincasato col mio primo computer: era un PC1, della Olivetti, naturalmente. Niente disco fisso (era opzionale, e costava più della macchina) un floppy da 750K (già che c’ero ne ho fatti montare due, ed avevo quindi una potenza di calcolo di 1,5 mega).
Ma quegli 1,5 mega mi hanno cambiato letteralmente la vita, migliorandola assai.
Ho studiato l’MS DOS (il sistema operativo di allora), un anno dopo, con grande tristezza dei miei soci, ho smesso di fare caffettiere ho aperto pa mia prima società di servizi tutti basati sull’utilizzo e sulle potenzialità dei computer.
Ho poi visto arrivare il MODEM, e, nel 1992, quando PIPEX international tirò un cavo dagli USA all’Inghilterra, io ero pronto: l’anno seguente sarebbe arrivata INTERNET, ed io ero pronto ad accoglierla con la mia ONION.
L’ho vista nascere, Internet, e, con la mia Onion, ho contribuito a farla crescere, a svilupparsi, a diffonderne la cultura: anni pionieristici e meravigliosi. Il modo stava cambiando, ed io ero li a godermi lo spettacolo ed a contribuire alla sua realizzazione.
Sono passati molti anni, da allora, ed il mondo è davvero cambiato. Internet è la più grande invenzione che l’umanità ha prodotto senza sapere cosa stava facendo, ma io c’ero: e ci sono.
Ho fatto alcuni errori (chi non ne fa) ma anche tante cose di cui sono fiero -Talent Garden dovuto al genio di Davide Dattoli, Vedrai, che ho cofondato con Michele Grazioli, Superpartes, e, soprattutto, la mia Digital Universitas, nella quale, da 7 anni, vedo sbocciare e crescere dei ragazzi fantastici che si avviano incontro alla vita senza nessun timore, forti del loro entusiasmo e del loro sapere.
Dematerializzare ed interconnettere.
Piero Angela, ti giunga il mio GRAZIE forte, e sincero.